Un luogo magico dove, 100 anni fa, la vita scorreva lenta ed in armonia con la natura.
Camminare a San Vito Lo Capo può riservare delle incredibili sorprese.
Alla scoperta di questo territorio, in una domenica di maggio, siamo partiti da Macari per ragggiungere la Riserva dello Zingaro. Una bella salita ci ha tolto il fiato, ma ne valeva veramente la pena, perché giunti in alto, sopra il valico, abbiamo potuto ammirare i due mari che si stagliavano davanti a noi: il golfo di Macari ad ovest e dal lato opposto il golfo di Castellamare con la vista sulle azzurre acque della riserva.
Solo questo paesaggio mozzafiato valeva tutta la fatica già fatta, ma scoprire qualche piccola orchidea ci ha regalato un ulteriore motivo di gioia.
Ma la nostra meta era un luogo senza tempo di cui abbiamo lungamente sentito parlare, ma che ancora non si era svelata ai nostri occhi.
Nella zona alta della Riserva dello Zingaro, infatti, si trova l'affascinante Borgo Cusenza: un pugno di casette dove il tempo si è fermato.
Superato il valico, una bella discesa ci ha portato fino a questo raggruppamento di case molto ben conservate e mantenute, ma oggi totalmente silenziose. Ci hanno accolto i forni inoperosi davanti alle porte chiuse e un piccolo museo di questa civiltà contadina tanto preziosa. Il profumo delle molteplici piante aromatiche, ad occhi chiusi, ci ha portato a molti anni fa quando questo borgo risuonava di voci di bambini e di tanta gente al lavoro.
E' un piccolo gioiello che ci fa capire quanto fosse difficile e dura la vita in luoghi come questo, solo 100 anni fa.
La sua particolarità consiste nell’essere stato un Baglio molto isolato, trovandosi a circa 400 m slm, ed è ricordato come una comunità totalmente autosufficiente dove, fino alla fine del 1800 vivevano in maniera autonoma 14 famiglie.
Gli abitanti del Borgo coltivavano cereali, in particolare un grano antico, la timilia e ortaggi; circondavano il borgo distese di ulivi e vigneti.
Avevano internamente anche un una piccola cantina per la produzione del vino con un torchio del 1876, un frantoio e una macina per i cereali. Inoltre la comunità era dedita all’allevamento degli animali che gli davano carne, latte e mezzi di trasporto.
Erano esperti anche nell' antica arte dell'intreccio, con cui creavano ceste e corde utilizzando piante autoctone.
Dopo aver vissuto questo incanto siamo scesi vero il mare, da un sentiero lungo un canalone molto ripido ed irto, ma estremamente affascinante. Alberi di sughero dalle forme fantastiche
si stagliavano alla nostra sinistra, mentre alla nostra destra abbiamo ammirato delle grotte preistoriche che recavano ancora tracce dell’uomo che le aveva abitate.
Tra questi scorci incantati abbiamo raggiunto il mare sotto di noi in un baleno tra racconti di libri antichi e foto di un paesaggio che non stanca mai di stupire.
Un fantastico bagno nelle acque azzurre della caletta Tonnarella dell'Uzzo (la prima caletta che si incontra quando si giunge all'ingresso Nord della Riserva) ha completato la nostra bella escursione.
di Roberta Zaccarini Fazio #camminaresenzaconfini
Info utili
Partenza per la Riserva dello Zingaro da Macari – Arrivo: Ingresso Nord della Riserva dello Zingaro (lato San Vito Lo Capo).
Circa 400 metri di risalita
circa 650 metri discesa
totale Km. 12 circa
Durata circa 6 ore: di cui 4 di cammino effettivo.
Consigli: portare con se almeno 1,5 lt di acqua, scarponcini da trekking e se possibile delle bacchette da walking.