Erice: un’oasi nel deserto
Erice: un’oasi nel deserto

Erice è per il trapanese “il monte” per eccellenza, u munti in dialetto siciliano, sulla sua sommità sorge l’omonimo borgo medievale. 

Dotata di una bellezza unica, Erice – il cui nome deriva da Erix, creatura mitologica nata dall’amore di Afrodite e Bute, uno degli argonauti – appare come un’oasi nel deserto: un borgo dal fascino medievale incastonato in un territorio prevalentemente marittimo, circondato da acqua cristallina e spiagge dorate.
Che si goda dello status di abitante del luogo, o che si vivano questi splendidi luoghi come turisti, la vacanza nel territorio trapanese è prevalentemente devota al mare: San Vito lo Capo, la Riserva Naturale Orientata dello Zingaro, Scopello, le isole Egadi, sono solo alcuni dei posti maggiormente battuti durante l’estate.

Ebbene, qualora si volesse fare una pausa per staccare un po’, per non ritrovarsi sempre salsedine sulla pelle o sabbia nelle scarpe, o se si vuole semplicemente allontanare dalle alte temperature estive, oppure ancora se si vuole semplicemente ammirare il paesaggio trapanese dell’alto, la risposta è sempre una: Erice. 

Secondo lo storico Tucidide, Erice sarebbe stata fondata da esuli troiani più di tremila anni fa, i quali, una volta unitosi ai sopraggiunti abitanti della madrepatria, avrebbero costituito il popolo degli Elimi. Conquistata dagli arabi, Erice vide incrementata la propria fama soprattutto con i Normanni, i quali le diedero anche un nome che durò fino al 1934: Monte San Giuliano. 

L’antico territorio comprendeva, non solo il monte, anche i territori di San VitoLo Capo, Custonaci e Castellammare del Golfo. Federico d’Aragona usò Erice come roccaforte durante la Guerra dei Vespri. Erice è storia.

Che si arrivi con mezzi su ruote o tramite funivia, U Munti regala sicuramente emozioni impossibili da trovare nelle vicinanze: caratteristici ciottoli formano la tipica pavimentazione ericina, le strette viuzze tipiche dei borghi medievali portano con sé un’immagine lontana della solita concezione che si ha delle bellezze siciliane, il Castello di Venere cattura sempre l’attenzione dei visitatori – che siano lì per la prima volta o che siano abitanti del luogo – grazie alla sua maestosità e al suo essere costruito su un costone roccioso a picco sul mare. 

Erice è anche “città della scienza”: dal 1963 infatti sede del Centro di cultura scientifica Ettore Majorana, voluto dallo scienziato Antonino Zichichi, il quale raccoglie periodicamente i più grandi scienziati del mondo per le più diverse trattazioni a base scientifica. 

Ma essendo un borgo, italiano e siciliano, Erice è anche cucina: se volete veramente gustare l’atmosfera che il monte regala, non potete non camminare per i vicoli con una “genovese” in mano, tipico dolce della zona fatto di pastafrolla e crema pasticcera. 

La bellezza di Erice non conosce stagioni, né orari di visita: durante l’estate, specialmente di giorno, le piccole stradine sono affollate di turisti, si possono ammirare dall’alto le saline di Trapani e la caratteristica forma a falce della città, si può, dall’altro lato, ammirare lo scenario mozzafiato che si staglia dalle pendici del monte sino a scorgere chiaramente la figura del Monte Cofano in lontananza.

Durante l’inverno invece capita spesso che una sottile coltre di nebbia scenda e rende il paesaggio più suggestivo e misterioso, da ammirare in silenzio e lontano dalla folla. La sera invece, grazie alle illuminazioni, le stradine si tingono di arancione, il quale crea uno spettacolare connubio col nero della sera. 

Rimarrete abbagliati, stregati, ammaliati. Come in un’oasi nel deserto. 

Giuseppe Genna

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