San Vito Lo Capo. Sarà un'esperienza da ricordare.
San Vito Lo Capo. Sarà un'esperienza da ricordare.
San Vito Lo Capo. Sarà un'esperienza da ricordare.
San Vito Lo Capo. Sarà un'esperienza da ricordare.
San Vito Lo Capo. Sarà un'esperienza da ricordare.

...porto con me San Vito tutto l'anno, i suoi colori da sogno alleviano il lungo grigio padano e consiglio, a chi può, di tentare una scappata fuori stagione, per potere godere di qualcosa che a parole non si può descrivere!!!

I primi ricordi di San Vito Lo Capo risalgono a circa quarant'anni fa, i miei genitori avevano deciso di trascorrervi le vacanze estive, avevo 13 anni.
Amavo le isole ed ero seccata di dovere seguire i miei genitori in un posto in cui non volevo assolutamente andare.
I primi giorni trascorsero indolenti, come un gatto dovevo impadronirmi angolo dopo angolo di quel paese.
Ricordo tanta luce, accecante, riflesso del sole sul bianco delle case, riflesso del sole su una sabbia dorata. Un azzurro del cielo che,  per chi vive nella pianura padana, è inimmaginabile.
Curiosa della geometria del paese, un grande quadrato attraversato da strade perpendicolari, scoprivo che muoversi era semplice, era semplice anche non perdersi.

A San Vito ho assaporato la prima libertà adolescente del fare tardi la sera, lontana dagli occhi di mamma e papà. Di quel primo anno solo pochi flash: la chiesa investita dal sole una domenica pomeriggio, i tetti delle case, tutti con l'astraco, dove le donne stendevano i panni. I due cinema, uno all'aperto, con alle spalle l'altopiano, dove i sanvitesi si portavano le proprie sedie e guardare un film era come essere dentro un film di Pietro Germi ambientato in Sicilia, l'altro più piccolo in "centro". In realtà le distanze che percorrevo a piedi e che allora mi sembravano smisurate erano davvero esigue. La spiaggia era sconfinata e di una bellezza mozzafiato. Nemmeno la piscina più lussuosa mi avrebbe potuto restituire colori e un'acqua così trasparente. 
Ma l'incantesimo era ormai stato lanciato. San Vito mi aveva stregata per sempre.

Negli anni adulti ho viaggiato tanto, ma sono tornata e tornata e poi ritornata ancora, con la sensazione di essere nuovamente a casa. Ho affinato i sensi per cogliere ogni particolare. Quando arrivavo in auto all'inizio del paese e guardavo dritto davanti a me vedevo il faro, l'emozione mi travolgeva.
San Vito nel mio immaginario aveva due custodi: il Faro che con la sua luce intermittente all'imbrunire passava in rassegna il paese illuminando persino Monte Monaco, l'altro guardiano al lato opposto. Una montagna di rara bellezza per la conformazione, per la sua collocazione e per la composizione (tra cui dolomia e calcare dolomitico). La montagna sovrasta la spiaggia, creando un panorama che non può lasciare indifferenti, e sembra avere un fratello gemello in Monte Cofano che si erge sul golfo di Custonaci, in direzione di Trapani.

Ho conosciuto San Vito quando nessuna trasmissione televisiva ne parlava, quando il cous cous era il piatto della domenica di poche trattorie o veniva cucinato a casa, quando in spiaggia piantavo un ombrellone e riuscivo a vedere ad un km di distanza l'arrivo di una mia amica. Ho conosciuto la gente del posto. Ho partecipato al rito del "passìo" serale trascorrendo sere intere avanti e indietro lungo la strada principale.
Ho fatto tardi seduta al bar vicino al mare, "Il cavalluccio marino" (oggi non esiste più) parlando con gli amici locali, ragazzi miei coetanei. Ho visto San Vito crescere, ottenere l'attenzione di un pubblico che aumentava di anno in anno e diventare la star che è oggi.
Il turista arriva, affonda un morso fugace e poi torna a casa.

Io porto San Vito con me tutto l'anno, i suoi colori da sogno alleviano il lungo grigio padano e consiglio, a chi può, di tentare una scappata a San Vito fuori stagione, per potere godere di qualcosa che a parole non si può descrivere. Si può vivere soltanto allertando i 5 sensi.  Sarà un'esperienza da ricordare.

Daniela Marino

Il profilo del gigante

Sdraiata su questa sabbia ho sentito il languire del sole sulla pelle.
Corpi sdraiati come il mio.
Su di noi, come un custode serio e attento,
l'ombra di quella montagna che mi attirava con la sua bellezza.
In un magico contrasto tra mare e altezza.
I suoi colori mutavano con il passare delle ore.
Quasi come cambiasse d'umore.
All'ombra di quel gigante
Amori estivi, amicizie per sempre o per un istante.
Ti guardo ancora gigante immutato
In questo tramonto dorato.
E mi piace pensarti come qualcosa di vivo.
Sei per me molto di più di una bella fotografia.
Sei la montagna mia.

Daniela Marino

 

 

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